mercoledì 9 aprile 2008

’A Capa ‘e morte e il Castel dell’ovo: leggende fantasia e dintorni

Veniamo ora finalmente a parlare della leggenda dell’ovo.
No, forse è meglio che vi legga ciò che è stato scritto.
La fonte? Cronaca di Partenope - Anno del Signore 1350.


“ Come consacrò lo ovo allo Castello de l’Ovo, dove pigliò lo nome. Era in-del tempo de lo ditto Virgilio un castello edificato dentro mare, sovra uno scoglio, come perf i’ mo’ è, il quale se chiamava lo Castello Marino overo di Mare, in-dell’opera del quale castello Virgilio, delettandose con soe arte, consacrò un ovo, il primo che fe’ una gallina: lo quale ovo puose dentro una caraffa per lo più stritto forame de la detta caraffa, la quale caraffa et ovo fe’ ponere dentro una gabia di ferro suttilissimamente lavorata. E la detta gabia, la quale contineva la caraffa e l’ovo, fe’ ligare o appendere o chiovare con alcune lamine di ferro sotto uno trave di cerqua che stavo appoggiato per traverso a le mura d’una cammarella fatta studiosamente per questa accasione con doe fossice, per le quali intrava il lume; e con grande diligenzia e solennità la fe’ guardare in-de-la detta cammarella in luogo segreto e fatto siguro da bone porte e chiavature di ferro, imperoché da quell’ovo, da lo quale lo Castello pigliò il nome, pendevano tutti li fatti del Castello, Li antiqui nostri tennero che dall’ovo pendevano li fatti e la fortuna del Castello Marino: zoè lo Castello dovrìa durare tanto quanto l’ovo si conservava cossì guardato.”

E di narrazioni simili è possibile ascoltarne tante e tutte parlano dell’ovo appeso ad una trave e nascosto in una stanza segreta nei sotterranei della fortezza e quindi di un ennesimo dono del mio Mago al popolo che tanto amava.
Un “ grande mare ” di documentazioni e racconti sulla “magia” operata da Virgilio e tutti oggetto di studi filologici e storici che hanno condotto a diverse interpretazioni.
Certo, per acquisire le arti magiche Virgilio dovette recarsi al sepolcro del centauro Chirone, nei pressi di Pozzuoli, e sfilare da sotto il capo del defunto un libro che lo rese “… dottissimo e ammaistrato in-de-la nigromanzia et in-de-le altre scienze…”, ma questa è un’altra storia…
Pur essendo a conoscenza dei fatti reali, allora, mi sembra giusto esporre qui le diverse chiavi di lettura utilizzate dai vari studiosi per permettere poi all’ingegno e soprattutto alla fantasia del lettore di coglierne la vera essenza.
Dunque, sappiamo che Virgilio è stato definito un pre-alchimista …
Tutti gli studiosi di alchimia sanno benissimo che il termine “uovo” è il sostitutivo esoterico dell’ Athanor, il piccolo matraccio di metallo o di un particolare vetro nel quale è possibile realizzare la lenta trasmutazione dello zolfo e del mercurio (gli elementi primari) in oro alchemico. L'acqua marina, poi, distillata, è ritenuta l'unico surrogato della rugiada raccolta nella notte, cioè dell'acqua degli alchimisti, che deve possedere un grado altissimo di "purezza cosmica",
L’isolotto di Megarite, da diverse documentazioni, è risultato ritrovo per lungo tempo di adepti a tale “scienza” e probabilmente il mio Virgilio si è addentrato sempre di più nella conoscenza segreta della natura, iniziandosi ai culti di Cerere e Proserpina, e a quel complesso di dottrine filosofiche, pratiche magiche e investigazioni tutte tese alla ricerca della pietra filosofale, ossia del principio in grado di spiegare i segreti della vita e di trasformare in oro gli altri metalli, da operare poi sperimentazioni all’interno del castello.
Quindi l’ “ovo” nella gabbia di metallo in realtà poteva non essere un vero uovo e Virgilio poteva essere non solo un letterato ma un vero pre-alchimista.
Interessante, no? Un Virgilio che tenta la trasmutazione, che ricerca la panacea (rimedio capace di rendere l’essere immortale) e che spiritualmente si è innalzato assumendo connotati mistici... Chissà cosa direbbe se leggesse queste righe…
Certo che agli occhio del popolo è dovuto apparire come un vero e proprio negromante, capace di intervenire per liberare dal male e di conseguenza della distruzione.
Per questo motivo i trattati dei vari studiosi hanno ora esaltato i simbolismi magico- esoterici della “cultura alta” e ora gli emblemi magici della “cultura popolare”.
Nell’opera del Comparetti, Virgilio nel Medioevo (1872), (è possibile linkarla : http://www.classicitaliani.it/index178.htm) è infatti facilmente rintracciabile questa “popolarità” in contrapposizione agli interventi del Pasquali, eminente filologo a voi contemporaneo, in cui invece manca completamente quel tessuto fantastico- religioso nel quale la figura di Virgilio può trovare una più definita collocazione.
Volendo essere abbastanza imparziali, o come direste voi oggi… per amore della par condicio… dobbiamo, però, necessariamente considerare anche le ricerche condotte dallo Spargo che nel suo Virgil the negromancer (1934) raccoglie testimonianze circa l’uso di appendere un uovo di struzzo, incastonato in una gabbia di metallo, in tantissime chiese musulmane e greche.

“… Per lunghi secolo, uova di struzzo sospese in buie moschee, in chiese, mausolei furono osservate dagli occhi attenti dei viaggiatori nel Medio Oriente e nei suoi dintorni…
… L’uovo di struzzo, incastonato in una gabbia di metallo e sospeso alla volta, è un comune ornamento degli edifici religiosi dei Copti, dei Greci e anche dei Musulmani…”
J. Spargo

Potremo dedurre allora che nel castello veramente vi era un uovo in una gabbia, appeso ad una volta, non opera magica di Virgilio ma chiara espressione di forme di religiosità greco-orientali.
Per dirla in parole povere, probabilmente l’uovo era appeso, nel periodo ducale, in qualche cappella del basiliano convento del Salvatore ed aveva un significato strettamente religioso.
In questo modo vengono a cedere però tutte le ipotesi prima fatte, tutte le deduzioni a cui il precedente ragionamento ci aveva condotto.
Concordiamo allora con l’articolo di W. Viëtor del 1877, Zeirschrift für Romanische Philologie, in cui viene rinnegata ogni “popolarità” della leggenda di Virgilio riconducendo il tutto a semplici invenzioni letterarie?
Mi sembra un po’ poco, un tantino riduttivo.
Se il suo mito ha sconfinato il tempo, se è giunto fino a voi, forse le sue azioni sono state veramente permeate di “magia” ed i rituali compiuti, nella loro attuazione, rievocatori di componenti misteriosofici.
Forse è il caso di fermarsi un attimo a riflette prima di tentare nuovi approcci alla leggenda… anch’io ne ho bisogno… sono pur sempre un’anima trapassata da… boh, non ricordo più da quanti secoli, e ogni tanto la stanchezza sembra vincermi.
Un attimo solo per favore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Oltre che colti e pieni di spunti e citazioni, i tuoi articoli sono anche divertenti!
Continua così! :)
Gianluigi.