giovedì 3 aprile 2008

La ragazzina davanti alla Coop di Angela Cingottini

La ragazzina davanti alla Coop

Qualche tempo fa davanti alla Coop è comparsa una ragazzina. Un'altra dei soliti immigrati più o meno regolari che vengono parcheggiati la mattina nei punti strategici per chiedere l'elemosina durante il giorno. Seduti in terra, con cartelli in mano che ti descrivono famiglie numerose, persone giacenti in ospedale e ti ringraziano invocando su di te benedizioni per quello che vorrai lasciargli.
La ragazzina dimostrava tra sì e no quattordici anni, non ricordo cosa dicesse il suo cartello: non li leggo mai quei cartelli. Mi limito a lasciare qualcosa, spesso l'euro che ritiro fuori dal carrello che ho appena utilizzato. E così con la ragazzina. Stava lì, tendeva la mano senza troppa convinzione e accennava un mezzo sorriso ringraziando quando le lasciavi cadere giù qualcosa . Mi investiva di una gran pena quel mezzo sorriso. Una ragazzina lì per terra, abulica, intristita, straniera ed estranea a tanta gente cui pure tendeva la mano. Pensavo che non doveva essere lì. Il suo posto era fra gli altri ragazzi , a correre, a scherzare ,soprattutto a ridere. Ridere per la vita che ti si apre davanti, che dovrà pur darti qualcosa visto che tu sei lì, e non ti ci sei messa da sola sulla terra. E hai il diritto di aspettarti e pretendere qualcosa, non solo l'euro o il centesimo che , forse, qualcuno ogni tanto ti concede. Chi ti regala un sorriso? Chi ti fa sentire viva? Chi ti insegna la gioia di sentirsi utile? Tutte domande senza risposta. E tu continuavi ad essere lì, semi addormentata, abulica, inerte. Scaricata, probabilmente, da una macchina che la mattina piazza a lavoro altre bambine come te, parcheggiate davanti ai vari supermercati e che la sera fa il giro per ritirarti, misero pacco postale. Ti porta in una casa. E tutto quello che ricavi da una giornata inerte ti sarà tolto fino all'ultimo centesimo. Senza che tu possa dir niente, senza che tu neppure possa pensare di dir niente. Perché nessuno ti lascia capire i tuoi diritti.. Il primo, il diritto ad esistere come essere umano, che non è quello di stare seduta tutto il giorno davanti ad un supermercato. Fra qualche anno cambieranno mercato e tu non saprai e non potrai dire di no, perché non sai di poterlo dire, di avere tutto il diritto di dirlo, di ribellarti, di pretendere anche tu una vita 'normale'. Quantomeno una vita tua, dove sei tu a decidere se vuoi prostituirti o no.
E volevo aiutarti , ragazzina. Mi dicevo che non era giusto continuare a darti dei soldi che non ti avrebbero dato niente, neppure il grazie di chi , poi , te li avrebbe presi. Non ti avrebbero dato né insegnato niente, i miei soldi. Solo, forse, che stando lì, seduta, davanti al supermercato , avresti potuto ottenere qualcosa per comprare, di tanto in tanto, dei chewing gum o delle merendine .Non sarebbero serviti a stabilire un rapporto fra te e me né fra te ed altri. Saresti rimasta quella bighellona che sta lì e pretende di vivere alle nostre spalle, senza lavorare.
Ma chi ti insegna come lavorare? Chi ti dà un lavoro? Chi ti insegna anche solo l'idea del lavoro, visto che tutto quello che qualcuno ti ha insegnato è che puoi stare seduta per terra e, prima o poi, qualcosa ti danno? Poi, alla fine della giornata, qualcuno ti darà, comunque, qualcosa da mangiare. Comprato, forse, con i soldi guadagnati dalle tue sorelle maggiori, sorelle, se non di sangue,di destino. Neppure loro sono padrone dei loro soldi, c'è chi li gestisce per loro. Anche loro non sanno di avere dei diritti.
Il diritto di dire no.
Di pensare ad una vita diversa.
Come darti un lavoro? Un'attività?Se almeno ti fosse venuto in mente di aiutare la gente con i carrelli............Ma ci sarebbe stato chi ti avrebbe lasciato il proprio carrello da rimettere a posto per farti guadagnare un euro?.............. Per offrirti una forma di lavoro?............... Per cominciare a farti capire che non tutto può venire dal cielo e che si deve stabilire una sorta di collaborazione?
Decisi di essere IO il tuo primo datore di lavoro e quando mi tendesti la mano inscenai una sorta di commedia, che poi tanto commedia non era e che, comunque, deve essermi riuscita bene. Cominciai a tirar giù i sacchetti e qualcosa mi cadde: era impossibile tirar fuori il borsellino in quelle condizioni. Ma ti sorrisi e ti dissi di aspettare. E tu capisti. Forse, soprattutto, capisti il mio sorriso. Capisti il fatto che non mi ero girata dall'altra parte. Poi il miracolo:
''POSSO AIUTARTI ?'
Non so se l'avessi mai detto prima di allora, ma da quando eri comparsa, ormai da mesi, non ti avevo mai vista aiutare nessuno.. Altro sorriso, il mio
'SI', GRAZIE
portiamo tutto alla mia macchina e poi riporta a posto il carrello. Puoi tenere i soldi.'

Pochi giorni dopo ti ho veduto di nuovo: mi hai sorriso un po' timida, ma mi hai riconosciuto. E ancora mi son lasciata aiutare. E la volta dopo ti ho sentita offrire il tuo aiuto ad un'altra cliente: mi sono sentita immensamente felice: avevi capito.

Da allora non ti vedo quasi mai seduta in terra. C'è sempre il tuo cartello, ma tu sei sempre in movimento: aiuti l'una o l'altra cliente e, soprattutto
sorridi e ricevi sorrisi.
Parli con la gente e la gente parla con te.
Stabilisci un rapporto. La gente si accorge di TE.

Oggi mi hai chiamato da lontano con un bel sorriso. Mi hai gridato:
'Ciao bellina! Come stai?'
Probabilmente è quello che qualcuno ha detto A TE e tu l'hai imparato subito. E l'hai detto proprio
A ME. E mentre mi lasciavo aiutare ti ho chiesto
'Quanti anni hai?'
'Diciassette'
'Di dove sei?'
'Romena'
'E sei qui con la tua mamma?'
'Sì' e , quasi ricordandotelo solo allora, 'ho anche un bambino, di tre mesi, ma ora è in ospedale'
Forse dice proprio questo il tuo cartello.
Non ho fatto osservazioni. Mi sono limitata a pensare che, da più di tre mesi stai lì,davanti alla coop, ma non ti ho mai visto né la pancia, né un figlio neonato. Spero che piano piano tu capisca che non è necessario inventare bambini per smuovere la compassione della gente. Anzi,
non devi affatto smuovere la compassione
Spero veramente che TU capisca. Ti auguro e mi auguro per te che l'idea di far provare compassione alla gente sia un abito che tra poco ti toglierai. Come quei cenci che porti addosso. Mi sembri una ragazzina sveglia: sicuramente prima o poi capirai.


Angela Cingottini
27 febbraio 2008

P:S:
8 marzo 2008

La sorpresa più bella me l'hai fatta proprio oggi:

ore 19,25. Una corsa al supermercato. Non voglio andarci, ma qualcosa manca, vinco la pigrizia...........
E ti vedo. Sei davanti alla montagna di mimose invendute che domani saranno alla discarica. Mi fai un sorriso ESAGERATO!!!!!!!!!
'Ciao bella, tanti auguri !'
mi lasci senza fiato e senza parole.
Solo per un attimo.
'Grazie, anche a TE'
Ti do un bacio.



Con gli auguri migliori per un mondo migliore da
Angela

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo. Molto toccante. Concordo pienamente col tuo pensiero;
è sicuramente la cosa più giusta far capire ai mendicanti delle nostre città che non possono restare mendicanti per tutta la vita. Non è stendendo la monetina con la mano sinistra voltandoci a destra col volto (come a dire "ho la coscienza pulita e per il resto inoro") che aiutiamo queste persone ad acquisire la dignità umana che meritano, in quanto persone, e soprattutto (spesso) indifese. Condanno personalmente anche la posizione di taluni religiosi e di talune prediche in chiesa quando si incita a fare l'offerta per i mendicanti: ma rimarranno sempre mendicanti, questo non lo capiscono; per fortuna non sono tutti uguali.