venerdì 31 ottobre 2008

Recensione di My New Adress di Stefano Scodanibbio di Empedocle70



Stefano Scodanibbio, contrabbassista e compositore, è tra i nomi più interessanti legati alla rinascita del contrabbasso negli anni ‘80 e ’90 e alle ultime tendenze della musica contemporanea e della nuova musica. Suona nei maggiori festival di musica contemporanea ed è interprete di numerosi pezzi scritti appositamente per lui da compositori quali Bussotti, Donatoni, Estrada, Ferneyhough,Frith, Globokar, Sciarrino, Xenakis. Nel 1983 ha fondato e da allora dirige la Rassegna di Nuova Musica di Macerata.
Di lui Cage ha detto: "Stefano Scodanibbio is amazing. I haven't heard better double bass playing than Scodanibbio's. I was just amazed. And I think everyone who heard him was amazed. He is really extraordinary. His performance was absolutely magic."

Il disco oggetto di questa recensione, My New Adress, pubblicato dalla Stradivarius nel 2006 per la collana times future, ci mostra il contrabbassista nelle vesti meno note di compositore., altrettanto interessante è il fatto che i sei pezzi scritti tra il 1984 e il 2003 sono destinati a strumenti diversi (chitarra, pianoforte, flauto basso, violino e violoncello) e non per il contrabbasso, fatto che potrebbe far pensare ad un certo allontanamento da tecniche e temi a cui Scodanibbio è solito.
I brani di My New Adress sembrano invece integrarsi con quanto scritto dal compositore nelle pagine iniziali del bel libretto multilingue di 36 pagine che accompagna il cd si tratta non di un lavoro, con un’idea organica in partenza ma di intuizioni, idee concepite in "porzioni di tempo trascorse, spesso in terre lontane, a scrivere musica liberamente, senza costrizioni o affanni, scadenze, commissioni, tendenze festivaliere, imposizioni di organici, estetica, durata.". Colpisce la libertà di scrittura e di sensazioni che traspaiono dagli ascolti, esemplare sotto questo punto di vista il terzo brano "Ritorno a Cartagena", scritto per flauto basso e interpretato in modo magistrale da Mario Caroli: lo strumento sembra trasformarsi in una corda, in una pelle di tamburo e lasciato vibrare per quasi dieci minuti consecutivi, creando intense suggestioni. Altro oggetto di interesse sono le parti per chitarra. Questo disco vede infatti la presenza delle tre notevoli chitarre di Magnus Andersson, Elena Càsoli e Jurgen Ruck, impegnate in due pezzi "Quando le montagne si colorano di rosa" e "Dos abismos", che risultano interessanti e dal dichiarato gusto narrativo. Personalmente ho particolarmente apprezzato il brano "Quando le montagne si colorano di rosa", che vede la presenza del duo Càsoli - Ruck, caratterizzato da una frenetica linea ritmica iniziale che si risolve progressivamente in un mood più meditativo e pacato e che mette bene in evidenza gli intrecci e la perfetta intesa tra le due chitarre.
E’ un disco di continue citazioni e intrecci letterari e autobiografici, "idiomi, viaggi strumenti musicali", questo bel cd di Scodanibbio, che ci mostra un lato nuovo, forse più intimo del compositore maceratese.

Elenco dei brani:

01. Quando le montagne si colorano di rosa per due chitarre (1984/1986) - 9:45
02. Only Connect per pianoforte (2001) - 11:29
03. Ritorno a Cartagena per flauto basso (2001) - 9:57
04. Dos abismos per chitarra (1992) - 12:18
05. My New Adress per violino (1986/1988) - 11:28
06. Dalle più alte torri per violoncello ed elaborazione elettronica (1984/2003) - 9:01

Musicisti:

Magnus Andersson (chitarra)
Mario Caroli (flauto)
Elena Càsoli (chitarra) nr. 1
Jurgen Ruck (chitarra) nr.1
Rohan de Saram (chitarra) nr. 4
Rohan de Saram (violoncello)
Francesco D'Orazio (violino)
Ian Pace (pianoforte)

Emepdocle70

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