sabato 15 novembre 2008

Recensione di Royal Winter Music di Hans Werner Henze e David Tanenbaum, Stradivarius di Empedocle70



Hans Werner Henze, David Tanenbaum e la Stradivarius uniscono le loro forze per questo decimo capitolo della fortunata serie Guitar Collection che si sta evidenziando sempre di più come un punto di riferimento per ogni appassionato di chitarra classica e di musica contemporanea in particolare.
Oggetto e soggetto musicale questa volta le due sonate per chitarra Royal Winter Music. La loro storianasce da una richiesta da parte del chitarrista Julian Bream a Henze di un pezzo che potesse dare il senso di una moderna Hammerklavier beethoveniana. Bream chiamò in causa il compositore su uno strumento su cui aveva già composto diverse opere interessanti (ad esempio) ma su cui non aveva ancora creato opere dalle grandi dimensioni.
Naque così la First Sonata on Shakespearean Characters (1975-76), che comprende sei movimenti, ognuno dei quali ispirato ad alcuni personaggi del commediografo inglese (Romeo e Giulietta, Ariel, Ophelia, ecc.), a cui fece seguito, per l’esigenza di riempire con un brano di analogo spessore anche il secondo lato dell'LP, la Second Sonata on Shakespearean Characters (1978-79) che, forse per le insistite richieste dell'esecutore, si conclude con una straordinariamente inerpicata Mad Lady Macbeth che inibì completamente Bream.
Da qui il mito della ineseguibilità di queste composizioni, mito ben confermato dalle difficoltà intrinseche nei 9 minuti abbondanti di Mad Lady Macbeth, perfetto esempio di complessità del pensiero musicale con i suoi dodici cambi di tempo, tra cui spiccano i leziosi e surreali movimenti di danza.
Ma gli scogli servono per essere superati , così almeno doveva pensare David Tanenbaum, eccellente chitarrista e punto di riferimento per chi segue la Nuova Musica, la cui attenzione filologica si è rivolta direttamente ai manoscritti delle due opere, pur nell'attivo coinvolgimento di Henze nella rilettura delle sue pagine, realizzando un’incisione impeccabile e definendo un nuovo punto di riferimento e un nuovo traguardo “evolutivo” per la chitarra classica.
Potrei usare vari aggettivi per sottolineare la bellezza di questa musica e di questa esecuzione, che svela i suoi segreti in ascolti progressivamente attenti, ma credo che la recensione migliore a queste note sia quella data dal giudizio dello stesso Henze nelle note del bel libretto di 28 pagine che accompagna il disco: “Mi ha fatto molto piacere rendermi conto che sei di gran lunga il miglior chitarrista che conosca. Sembra che tu abbia trovato la chiave per la mia musica e che tu sia in grado di muoverti in essa come su un terreno familiare … non ho mai sentito una esecuzione così brillante ed emozionante sotto il profilo musicale, e una tale maestria.”
Cercare di aggiungere altro mi sembra vano e superfluo
Empedocle70

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