martedì 20 gennaio 2009

Speciale Paolo Angeli: La chitarra Sarda e le tradizioni musicali sarde


Il presente testo è stato ricavato dalla Tesi di Laurea di Stefano Bonelli “La chitarra sarda preparata Uno studio di caso per investigare la relazione tra strumenti ed attività di produzione musicale, secondo i principi della scuola storico-culturale”

http://www.bonellistefano.it/

Risale ad alcuni secoli la presenza della chitarra in Sardegna, dove veniva utilizzata quasi esclusivamente per accompagnare il canto, nelle forme più vicine alla tradizione iberica (su cantu a chiterra, sas serenadas, più tardi sas poesias improvvisadas, ecc.). Le particolarità della chitarra sarda riguardano la forma della cassa e la dimensione notevolmente più grande della chitarra classica, il battipenna intagliato e decorato con motivi floreali, ma anche l'accordatura detta “sarda”, in cui l’intonazione è più bassa. Fino alla fine del XIX secolo pare che esistesse ancora in Sardegna la chitarra a 4 corde, detta “quartina”.
Esistono due tecniche di esecuzione, quella con il pollice che esegue la linea melodica del canto mentre indice e medio eseguono l’accompagnamento vero e proprio; la tecnica del plettro è invece quella oggi più diffusa, e consente virtuosismi tra una strofa cantata e l’altra. Nelle realtà meno frequentate dalle popolazioni di origine spagnola (cioè i piccoli paesi, e i centri dell’interno), il canto veniva eseguito senza l’ausilio di strumenti (cantu a tenores, a concordu, ecc.). La musica di accompagnamento al ballo era invece eseguita in principio dalle launeddas, dal canto a tenores, da altri strumenti a fiato, da percussioni, ed infine dalla fisarmonica. Da uno studio di Mariano Mele (Tradizioni etno musicali della Sardegna) rileviamo che la chitarra è presente in Sardegna almeno dal XVI secolo, tanto che nello Statuto del Gremio dei Falegnami di Oristano risulta che ne facessero parte anche i “chitarrari” (inteso come liutai). Ancora, nel 1598 un decreto del Viceré di Sardegna vietava di suonare la chitarra dopo il rintocco della campana vespertina. Infine, qualche decennio più tardi, troviamo la notizia di un giovane nobile di Cagliari morto dopo una nottata di bagordi e canti e balli accompagnati dalla chitarra.
Breve storia de “su cantu a chiterra”: Dopo secoli di affinamento delle tipologie di canto a chitarra, eseguite nelle riunioni conviviali, è soprattutto nel corso del Novecento che si diffondono in tutta la Sardegna le gare di canto a chitarra dal palco (quasi sempre in occasione delle feste patronali), e pertanto si stabiliscono delle regole precise. In una gara di "cantu a chiterra", generalmente, si confrontano tre “cantadores” accompagnati da un chitarrista e, più raramente, anche da un fisarmonicista (dotato del cosiddetto organeddus a buttones). La gara comporta l’esecuzione di 12 tipologie di canto divisi in 7 sezioni, che si susseguono secondo un preciso ordine. Per ogni tipo di canto, ciascun cantadore esegue una sola strofa per volta, alternandosi con gli altri concorrenti (di solito toccano tre strofe a testa).
Oltre ai canti suddetti, esistono molti altri tipi di canto sardo accompagnati dalla chitarra. A Sassari le ironiche “gobbule”, tra quelli diffusi nel Sud dell'isola ricordiamo il canto a "curba", a "torrida" e a "muttuttu", per lo più eseguiti all'interno della “cantada” campidanese; diffusi in tutta l’isola sono anche “sos mutettos a trallallera”, “sas battorinas”, “su dillaru”, “sos frores”, e altri ancora. In generale, i testi dei canti sono per lo più tratti dalle poesie dei più grandi poeti sardi, ma non è raro che attingano alla vena o all’improvvisazione dei cantadores.
Ozieri e “su cantu a chiterra”: Il rapporto tra Ozieri e la chitarra è antico senz’altro quanto la presenza spagnola nell’isola (i catalano – aragonesi giunsero in Sardegna nel 1323, e si insediarono ad Ozieri e nel Monte Acuto a partire dal 1420 circa). Da uno studio di Giangabriele Cau (I pionieri della discografia cittadina) si rileva una importante testimonianza storica afferente al giugno del 1624, che vede il nobile Thomas Locano, nipote del gerente del feudo sardo di Oliva (di cui faceva parte anche Ozieri), trascorrere con gli amici don Francisco Tola Porcu e altri cavalieri di Ozieri, la propria convalescenza in città allietando le giornate estive con il canto a chitarra. E’ proprio in paesi come Ozieri (in cui la presenza spagnola era
importante, ed era presente un ceto abbiente che poteva permettersi uno strumento musicale) che nasce e si sviluppa il “canto a chitarra”, che raggiungerà il suo massimo successo a cavallo tra Ottocento e Novecento, con protagonisti che restano indelebili nella storia culturale della Sardegna (tra cui citiamo Maria Rosa Punzurudu e, nel secondo dopoguerra, Maria Teresa Cau).
Accompagnati spesso dalla chitarra erano anche i poeti improvvisatori, di cui Ozieri fu un po’ la culla (la prima gara dal palco avvenne in città nel 1896), con i grandi Giuseppe Pirastru e Antonio Cubeddu, oltre ad un’ampia schiera di personaggi meno noti al pubblico di oggi, ma che in passato si esibivano ugualmente dal palco. La notorietà di cui godevano i cantadores in Sardegna era tale che i migliori sentirono l’esigenza di venire incontro alle richieste del pubblico con delle incisioni discografiche. E’ nota la seduta di registrazione avvenuta nel 1931 circa a Milano, presso gli studi della casa discografica "Excelsius", da parte degli ozieresi Giuseppe Langiu (1898 - Sassari 1972) e Antonio Bellu (?) che, singolarmente e in coppia, con l'accompagnamento del famoso chitarrista Nicolino Cabitza di Ploaghe e, talvolta, del fisarmonicista Celestino Fogu. registrarono dei canti in Re a s’Othieresa e a sa Nuoresa, dei Mutos, degli Amenti galluresi al Mi e la, una Disisperada logudoresa a sa Piaghesa, nonché alcune canzoni estemporanee. Sempre a Milano, il 23 maggio 1932, negli studi della casa "Grammofono" (ridenominata qualche anno dopo "La voce del padrone"), fu la volta dell’ozierese Maria Rosa Punzurudu (1887 - 1964) che, in coppia col collega Gavino De Lunas incide pochi ma memorabili canti con l’accompagnamento del chitarrista Nicolino Cabitza. Sul finire degli anni Trenta è la volta del grande poeta improvvisatore Antonio Cubeddu (1863 - Roma 1954), ritenuto l’inventore delle gare di poesia estemporanea dal palco (in occasione della Festa della B.V. del Rimedio del 1896, a Ozieri). A distanza di qualche decennio (tra il 1961 ed il 1964) E’ un’altra cantante ozierese, Maria Teresa Cau (1944 -1977), che chiamata dall’esperto cantadore Leonardo Cabitza a fare parte del "Quartetto Logudoro" incide con loro per la "Vis Radio" di Napoli ventiquattro brani.
Negli anni successivi, la tradizione ozierese subisce delle battute di arresto in termini di esecutori, ma si rafforza in termini organizzativi e di prestigio. E’ perciò fondamentale ricordare l’esistenza del concorso Usignolo di Sardegna (tenuto in occasione della festa del Rimedio) nato nel 1964, ancora oggi vero epicentro del “canto a chitarra” sardo. Nel 1999 Giovanni Perria ha pubblicato L'Usignolo di Sardegna, un libro dedicato alla storica manifestazione di Ozieri. Riguardo lo studio de “su cantu a chiterra”, ha svolto un ruolo di rilievo l'Ente Musicale di Ozieri, fondato nel 1988. Pur essendo una delle Entità più importanti della provincia di Sassari nel campo dell'organizzazione dei concerti di musica classica, ha promosso importanti ricerche etnomusicali, accompagnate da programmi di divulgazione del canto di tradizione orale nei territori del Monte Acuto, Goceano e Meilogu, con eccellenti risultati (ha anche costituito un importante archivio sonoro) e consentendo la pubblicazione dei testi "La chitarra e la musica popolare nel Monte Acuto", "I Canti popolari del Goceano" e "I Canti popolari del Meilogu", richiestissimi dagli studiosi e dagli appassionati di varie parti del mondo, grazie anche al testo sardo-italiano-inglese. Altra associazione importante è l’Associazione Remintinde, nata a Sassari nel 1991 (ma con importanti presenze a Ozieri), che si occupa del “canto a chitarra”, sotto la regia del noto chitarrista Nino Manca, ozierese di adozione. Ha collaborato con la facoltà del DAMS (Discipline Arte Musica Spettacolo) dell’università di Bologna. In città sono anche presenti l’Associazione “Chent’annos” per la divulgazione della poesia sarda improvvisata, e l’Associazione “Amigos de su cantigu sardu – Maria Rosa Punzurudu” per la divulgazione del “canto a chitarra”.



Tra una gamba e l'altra (Paolo Angeli)

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