mercoledì 11 febbraio 2009

Recensione di Chamber Music del Trio Eidos di Empedocle70


Nell’ambito dell’annoso dibattito sulla presunta “povertà” del repertorio dela chitarra classica viene spesso citato come argomento a carico dei detrattori l’impiego del nostro strumento preferito in composizioni desti­nate a circoli ristretti di nobili dilettanti, o al consumo dei salotti borghe­si del settecento e dell’ottocento. Argomentazione a mio avviso di poco spessore perché non considera né l’importanza della chitarra nella musica popolare ma, soprattutto sottointende per l’impiego indicato una semplificazione delle forme e del linguaggio impie­gato a cui non credo assolutamente.
All’interno di questi ambiti decisamente cameristici a distinguersi furono diverse composisitori autori di brani per una formazione base composta da flauto, viola e chitarra. Questo cd ad opera del Trio Eidos (Alessandro Muolo al flauto, Maurizio Lomartire alla viola e Sante Tursi alla chitarra) ci presenta quattro di questi compositori cominciando dal Minuetto di Carl Maria von Weber utilizzato come musica di scena per la commedia in tre atti di Augustin Moreto y Canavas, Donna Diana (1817. Segue il Grand Trio Concertant op. 45 di Francesco Molino, pubblicato a Lipsia intorno al 1827/28, espressione dello stile italo‑francese, ispirato all'opera italiana e dove si può notare la presenza di stilemi operistici, in alcuni casi anche rossiniani.
Di stampo più austriaco si colloca la Serenata Concertata di Anton Diabelli, compositore ed editore viennese, formatosi a Salisburgo sotto la guida di Michael Haydn, la cui opera mostra una ampiezza e articolazione interessanti, lasciando alla chitarra interagire a pari meriti con gli altri due strumenti del trio. Dulcis in fundo il Trio di Joseph Kreutzer, per flauto, clarinetto (o viola) e chitarra, dove risuona l’influensa delle danze popolari dei paesi dell'est e degli stili esecutivi dei suonatori popolari. La bontà dei pezzi e delle loro esecuzioni conferma ancora un volta la presenza di una letteratura cameristica nel primo Ottocento non considerare un semplicistico genere commerciale, ma anche terreno di sfoggio creativo per compositori professionisti. Permettetemi di conludere la recensioni con alcune riflessioni prese da “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar:
“Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d’oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell’intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni.”
Penso ci sia ancora molto da lavorare per una riscoperta filologicamente corretta del repertorio della chitarra classica e questo cd ne è un buon esempio.

Empedocle70

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