lunedì 4 gennaio 2010

Intervista con l'Ensemble Frame prima parte


La prima domanda è sempre quella classica: come è nato FramEnsemble?


Frame è nato dalla volontà di un gruppo di musicisti di proporre musica nuova e di creare spettacoli in cui possano coesistere le più svariate forme della creatività umana.


Come mai lo spiccato interesse verso il repertorio contemporaneo?


Francesco Pavan, il direttore, è anche compositore. E’ naturale dunque un forte interesse per la ricerca compositiva dei nostri giorni. Per quanto riguarda gli altri componenti del gruppo, pensiamo che il lavoro in collaborazione coi compositori stimoli la creatività e consenta di esplorare il proprio strumento alla ricerca di nuove tecniche esecutive; tecniche il cui interesse non si limita all’espansione del repertorio di “effetti” idiomatici, ma consente di uscire da rischiosi cliché e mettere in continua discussione il proprio punto di vista. Cosa che riteniamo vitale per un musicista, per un artista. Inoltre sentiamo il desiderio di dar voce a un repertorio che nel cursus di studi di un musicista italiano molto spesso non trova spazio. La musica contemporanea è molto spesso presentata da meri “esecutori” più che da veri e propri interpreti!


Quali sono i compositori con cui collaborate e come sono nati questi contatti?

Le nostre collaborazioni dirette sono state con Antonio Agostini, Ada Gentile, Mauro Cardi, Silvia Colasanti, Natalie Fey Yen Herres, Panayiotis Kokoras, Francesco Pavan, Marcela Pavia, Biagio Putignano, Roberto Rusconi, Francesco Telli. Alcuni di essi, come Cardi e Putignano, sono stati contattati in seguito al desiderio di inserire in programma dei loro brani. Altre collaborazioni nascono da commissioni specifiche da parte del nostro gruppo, anche tramite il concorso internazionale di composizione “Call for Scores” indetto dall’Associazione “Musici Mojanesi” di Mogliano Veneto, quest’anno giunto alla sua quinta edizione con un livello artistico e una partecipazione davvero sorprendenti. Il 21 novembre eseguiremo il brano vincitore, “Delirium” per pianoforte, flauto e violoncello del compositore greco Panayiotis Kokoras. Nella stessa performance saranno presentati in prima assoluta anche brani commissionati dal nostro gruppo a Davide Anzaghi, Sonia Bo, Francesco Maggio, Paolo Rotili e Carla Rebora.


Ho notato la vostra attenzione dedicata alla chitarra sia con il progetto Contrasti sia per Vampyr!, come sono nate queste due proposte e come è stato scelto il repertorio?

La chitarra, sia acustica che elettrica, è uno strumento vivo, ancora nel pieno della sua evoluzione. Ha contagiato il pianeta con la sua popolarità e trasversalità, e, a dispetto di quanto si possa pensare, piace molto ai compositori.
Contrasti è nato con l’idea di dare una prospettiva “di scorcio” alla musica nuova; tre prime esecuzioni e un brano del 2003 sono stati accostati a due classici della letteratura per flauto e chitarra del ‘900; ma i contrasti più interessanti che emergono dal programma sono proprio quelli fra compositori coevi. E non parliamo solo dei contemporanei: dall’accostamento dei due autori classici, Margola e Castelnuovo-Tedesco, è emerso come pur nascendo da un ambito affine, molto legato alla tonalità/modalità, i due brani si muovano su territori quasi opposti: autunnale, remissivo, quasi dolcemente negativo Margola; solare, affermativo, vitalistico persino nei momenti più struggenti Castelnuovo-Tedesco.
Vampyr! è un progetto che sta prendendo forma, e nasce da una fascinazione nei confronti della chitarra elettrica. E’ uno strumento che abbiamo già usato in ensemble, e in maniera del tutto “classica” (se ci perdoni la banalità della definizione); eppure è spesso difficile anche solo osservare una chitarra elettrica senza subire l’influenza dell’enorme retaggio culturale e sociale, di ribellione, di trasgressione che questo strumento – volente o nolente – si porta appresso. E’ una suggestione che anima anche l’ispirazione di alcuni degli autori in programma.


continua domani

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