martedì 12 gennaio 2010

Intervista con Luca Mosca, prima parte


La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la musica e come mai lo specifico interesse per il pianoforte?



Come per molti musicisti della mia generazione, il primissimo interesse fra i 13 e i 15 anni è stato per il Progressive Rock inglese dei primi anni '70. Ho cominciato con un complesso dove suonavo l'organo elettronico.

Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?



Nel 1973 ho seguito tutto un festival di 11 serate consecutive che si svolse alla piccola Scala di Milano. Ebbi allora l'occasione di scoprire Stockhausen diretto da se stesso, Boulez suonato da Pollini, Amore e Psiche di Sciarrino e tante altre musiche affascinanti. In quel momento decisi che avrei fatto il compositore


So che lei ha studiato con Salvatore Sciarrino e Franco Donatoni, .. che ricordi ha di loro, dei loro insegnamenti, della loro poetica musicale?


Donatoni, con cui studiai all'inizio per tre anni, mi diede gli strumenti essenziali per comporre, e una serie di stimoli a leggere e conoscere musica in funzione della creazione musicale. Di Sciarrino sono rimasto molto amico e lo considero il più grande compositore di oggi. Come maestro fu fondamentale soprattutto per l'approfondimento del timbro e della forma, e anche per aprirmi a trecentosessanta gradi a tutte le arti.

Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Allo stesso tempo è stata sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea. Lei come compositore per chitarra ritiene quanto ritiene che ci sia di veritiero ancora nella frase di Berlioz?


Scrivere per chitarra, come scrivere per voce e per pianoforte, è una delle cose più impegnative che un compositore possa affrontare. In tutt'e tre i casi, per immedesimarsi nello strumento, occorrono molto tempo e una buona esperienza forgiata attraverso una quantità di errori iniziali. Ovviamente è comunque difficile scrivere anche per archi, fiati o percussioni, ma resta il fatto che in casi come quello della chitarra c'è una difficoltà di approccio tecnico maggiore.

Come affronta da compositore il difficile compito di scrivere per strumenti che non suona o ensemble che non conosce a fondo?



Sbagliando si impara parecchio. Chi non impara dagli errori non sarà mai un buon compositore. Una volta acquisita la conoscenza della tecnica e delle possibilità timbriche degli strumenti, ci si deve immedesimare nel suono e sentire dentro di sé di volta in volta tutte le voci possibili. E' altrettanto importante il lavoro con gli strumentisti, da cui ho spesso imparato tanto.

Quale approccio segue per comporre? Usa il computer o preferisce un approccio più “tradizionale”? Scrive su pentagramma o ricorre a altre sistemi come diagrammi, disegni etc.?



Compongo al pianoforte e scrivo la partitura con la matita, e certamente con la gomma.

Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novencento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” Lei … si riconosce in queste parole?


Assolutamente sì. Sono sacrosante



..continua domani

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