martedì 19 gennaio 2010

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte seconda


Che cosa, esattamente, scoprì Pitagora? La storia del suo incontro con dei fabbri in una fucina (celebrata nell’opera di Handel The Harmonious Blacksmith) è cosa ben nota, come egli invece abbia vissuto quel momento “Eureka”, sentendo i rumori prodotti da martelli di diverso peso su vari incudini di metallo è un mistero. Un martello di un certo peso produrrebbe una frequenza di due volte più a lunga rispetto a quella generata da un martello con la metà della massa del primo, o in termini di acustica, uno suono di un'ottava più in basso. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato, confermando le idee il teorico della musica medievale Boethius, che i rapporti tra le note musicali prodotte negli esperimenti corrispondevano alla precisione, e che quindi Pitagora dando una prima definizione degli intervalli musicali fondamentali, che sono ancora in uso oggi, avrebbe scoperto il profondo legame tra la matematica, numeri e del suono.
Anche se sostiene Harry Partch nel suo libro Genesis of a Music le idee di Pitagora troverebbero fondamento e ispirazione in ancora più antichi sistemi di intonazione risalenti alle civiltà babilonesi, egiziane e cinesi.

L'immagine definitiva del divino monocorde, intonato dalla mano di Dio e circondata da una specie di ragnatela in filigrana con archi e nodi connessi tra loro descrivendo significative regioni tonali e le proporzioni armoniche, è diventata una immagine familiare nelle copertine di dischi e dei libri moderni. La corda solitaria del monocorde - montata su un corpo unico, diviso in due lunghezze da un ponte mobile - ha permesso la divisione del suono nelle proporzioni magiche desiderate dai Pitagorici. Con il ponte che divide la stringa esattamente a metà strada in un rapporto di 1:2, il monocorde suona un ottava perfetta. Spostando il ponte a tre quinti lungo la corda in un rapporto di 3:2, si faranno suonare i due segmenti insieme come una quinta perfetta, e così via, i rapporti aritmetici valgono per tutta la lunghezza dello strumento.
Nelle note allegate al suo album chiamato Slapping Pitagora (1994), il compositore e ricercatore americano Tony Conrad suona una nota esasperata che spinge proprio le sue ricerche musicali nelle frequenze che si trovano lontano dall’autostrada tonale degli antichi Greci: "Yessir, Pythagoras, I do have to see you as a paradigmatically European guy: you travelled abroad, imperialistically raped the East of its 'Exotic' knowledge, and returned with a plan to straitjacket your own people. But we're going to start changing all of that, beginning now."
(Sissignore, Pitagora, devo vederti come un ragazzo paradigmaticamente europeo: hai viaggiato all'estero, hai imperialisticamente violentato l'Oriente della sua 'conoscenza esotica', e sei tornato con un piano per mettere una specie di camicia di forza al tuo popolo. Ma noi andremo a iniziare cambiare tutto questo, cominciando fin da ora.)

Facendo riferimento sul dibattito circa la verità musicale e riportandolo ad una frequenza specificamente americana, la concezione di Conrad di democrazia radicale si pone all’Ordine Mondiale previsto dalla Repubblica di Platone. La democrazia, in questo caso, è rappresentata dalla larghezza di timbro, in tutte le variazioni armoniche all’interno dell'ottava tradizionale, e le divergenze tutto quello che si allontana da quelle che Conrad si definisce come "The Three Chords" - dominante, sottodominante e tonica - che hanno mantenuto per millenni stretta in una morsa la musica occidentale, dalla sonata fino alla canzone pop di tre minuti. Con Slapping Pitagora, Conrad sprona i suoi seguaci a scivolare tra i toni e le frequenze stabilite dai sistemi di accordatura occidentali, e di dividere tra loro le voci che Pitagora aveva ingabbiato in una sola.

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