venerdì 5 febbraio 2010

Intervista con Simone Massaron quarta parte


Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

Purtroppo essere un buon promotore di se stessi è quasi più importante di cosa si ha veramente da dire, di cosa si sta promuovendo.
Anni fa ho conosciuto un percussionista svizzero di cui non ricordo il nome, uno di quelli che suonano con rigore tecnico e che ti fanno impallidire solo a pensare quante ore di studio passano sul loro strumento. Dopo il suo bellissimo concerto parlammo un pochino e mi disse che passava 2 delle 6 ore al giorno dedicate alla musica solo per cercare lavoro e fare promozione di se stesso.
Quindi dedicare del tempo stando on-line, cercando concerti e tenendo contatti è ormai una delle principali attività di un musicista. C’è chi ci dedica creatività e energia; io cerco di stare nel mezzo anche perchè non amo molto queste cose e preferirei dedicarmi solo alla musica, ma come dicevo, non ci si può esimere dal farlo.
Trovo che la community MySpace sia in questo molto utile.


Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

Fondamentalmente la vedo come una cosa positiva; le major non hanno fatto nulla per evitare questo crollo e hanno sicuramente sottovalutato il fenomeno download in tempi non sospetti, però per quelli come me, che alla fine sono degli artigiani, il fatto di potersi autoprodurre un disco e metterlo in download digitale è da considerare una possibilità di vendita e di promozione incredibile che prima era impensabile. Il problema è che, permettendo a tutti di “pubblicare” il proprio lavoro non si ha più nessun criterio qualitativo e quindi il fruitore si trova davanti a un’incredibile offerta. Uno dei pericoli è che venga privilegiato chi può comprarsi spazi pubblicitari e banner che gli permettano di evidenziarsi dalla media e, se questo si verificasse, il mercato non sarebbe diverso da prima almeno nelle regole di base, ma sotto altri punti di vista è eccitante vedere come il mondo discografico si sta evolvendo. Le etichette indipendenti sono il futuro, il mercato di nicchia anche.
Trovo fantastico il sito E-Music che offre una vastissima scelta di musica ben lontana dagli schemi commerciali di I-Tunes e aiuta l’utente a trovare ciò che gli interessa con un potente e intelligente motore di ricerca. Da un anno e mezzo faccio felicemente parte del collettivo El Gallo Rojo, un collettivo di musicisti italiani che è anche un etichetta discografica. Produciamo dischi cercando di diffondere qualità senza compromessi, ci autofinanziamo, ci autopromuoviamo e siamo ormai una realtà affermata, un esempio di come le cose possono funzionare anche senza l’appoggio di grossi nomi o capitali, ma solo con l’entusiasmo. l’olio di gomito e la fiducia in un progetto.

Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta..

Limitarmi a cinque titoli è difficile... ci provo.
Bells / Prophecy di Albert Ayler.
Ballads di Derek Baley.
80/81 di Pat Metheny.
Love Henry del Clusone Trio
e poi qualcosa di James Blood Ulmer o un greatest hits di Dock Boggs.
Ma 5 titoli sono pochissimi!


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