martedì 25 maggio 2010

Intervista a Mauro Franceschi, prima parte


La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato? Qual è il suo background musicale?

Avevo quindici anni e il mio migliore amico mi disse: ” Domani inizio a prenderelezioni da un maestro, se vuoi io poi insegno a te!”. Così ho cominciato, conuna chitarra classica Aria e un amico quale insegnante. Il primo ricordo di unaforte passione musicale è però di molti anni prima, quando ad una Messa dellascuola ascoltai per la prima volta il suono dell’organo. Credevo che tutti ibambini fossero stregati da quei suoni, ne ero così certo che non comunicai anessuno quei miei pensieri. Il mio background è composito: laurea DAMS con firmadi Franco Donatoni, studi alla Jazzschule di Zurigo e stage con Tim Brady, ScottJohnson e Laurence Casserley. Il mio Guitar Hero è stato Carlos Santana, cheancora apprezzo molto, ho comprato dischi e CD di musica antica econtemporanea, jazz e etnica. Il repertorio classico e romantico è poco rappresentato nella mia raccolta. Ai tempi dell’università, quando tornai a casacon un disco di musica taoista cinese, un amico che pochi giorni prima mi aveva fatto conoscere Einstein on the Beach di Philipp Glass, sorridendo mi disse:“tutto bene?”. Sono curioso. Ho suonato, nell’ordine, una Gibson Les Paul, una 335, una L4 e infine, da oltre dieci anni una Klein Electric Guitar costruita da Lorenzo German, modello BFcon microfoni Joe Barden.

Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sonole correnti stilistiche nella quale lei si riconosci maggiormente? Il suodisco Electric Guitar Solo guarda palesemente verso forme musicali di stampo americano e newyorkese in particolare

La musica contemporanea mi ha sempre interessato. La realizzazione di unrepertorio di musica contemporanea per chitarra sola ha avuto una lunga gestazione. Prima del mio progetto solistico suonavo in piccoli ensemble prevalentemente musica mia. Poi conobbi la musica di Steve Mackey, la inserii nel repertorio, e quindi mi chiesi se esistesse altra musica contemporanea per chitarra elettrica sola, se fosse insomma possibile trovare repertorio per unintero concerto solistico. Attraverso internet, dopo una lunga ricerca, incontrai, prima virtualmente e poi realmente, Tim Brady, che mi aprì le porte verso questo mondo nuovo, con la sua musica, il suo insegnamento, e la sua retedi contatti. Così a Bolzano, grazie in buona parte ad un musicista di Montreal, è nato il mio Electric Guitar Solo, prima quale serie di concerti e poi come CDper ArxCollana, etichetta milanese diretta da Paolo Longo Vaschetto. Con la mia Klein mi piace suonare una musica che abbia le proprie radici nel rock, o comunque nella musica popolare, proponga una forma raffinata, sia accessibile ad un pubblico vasto, meglio ancora se lascia dello spazio per l’improvvisazione “con le note scritte”, ossia “Guided Freedom” secondo il mottodi Terje Rypdal.

Premesso che io stesso sono un suo fan e che adoro il suo modo di suonare, come è nato questo suo avvicinamento ai suoni di Bill Frisell?

Sono stato sempre affascinato dal suono, dalla tecnica e dalla musicalità di Bill Frisell. Al tempo, accanto a Tim Berne, leader di una band, oppure interprete di Gavin Bryars, suonava una chitarra Klein e, in modo naiv, decisidi farmi un grande regalo acquistando una chitarra simile alla sua, auspicando che lo strumento mi avrebbe accompagnato verso nuove musiche. Avvertivo che il jazz e la mia musica non mi avrebbero appagato per molto ancora, e così è stato.

continua domani

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