mercoledì 16 giugno 2010

Intervista con Mauro Tonolli, seconda parte



Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Allo stesso tempo è stata sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea. Come chitarrista lei quanto ritiene ci sia di veritiero ancora nella frase di Berlioz?

Penso ci sia del vero ma, come dice giustamente Lei, dal numero considerevole di brani dedicati alla chitarra possiamo notare che queste difficoltà sono superabilissime. Bisogna conoscere lo strumento e modellare in parte la scrittura alle sue caratteristiche tecniche, immagino che a volte possano sembrare limiti. Dall’altra parte però i compositori non devono preoccuparsi troppo ma devono buttarsi, solo in questo modo si potranno trovare soluzioni nuove e la tecnica chitarristica potrà evolvere; in questa fase giocherà un ruolo fondamentale l’esecutore che potrà consigliare o correggere eventuali “errori”.

Più che una domanda .. questa è in realtà una riflessione: Luigi Nono ha dichiarato “Altri pensieri, altri rumori, altre sonorità, altre idee. Quando si ascolta, si cerca spesso di ritrovare se stesso negli altri. Ritrovare i propri meccanismi, sistema, razionalismo, nell’altro. E questo è una violenza del tutto conservatrice.” … ora .. la sperimentazione libera dal peso di dover ricordare?

Penso proprio di sì, la sperimentazione per definizione cerca nuove vie; non bisogna confonderla però con un linguaggio moderno che invece potrebbe avere profonde radici nel passato.
La sperimentazione libera dal peso del dover ricordare soprattutto con un passato impegnativo come il nostro. Dei compositori hanno adottato una sperimentazione totale raggiungendo comunque vette altissime e indiscutibili, per esempio Varèse.

Ho la sensazione che la musica contemporanea sia “divisa” in due approcci differenti: da un lato i compositori e i musicisti che provengono dall’accademia, dall’altra musicisti che provengono da una formazione culturale completamente diversa (jazz, minimalismo, improvvisazione in particolare) e che sembrano essere rappresentati da John Zorn, Elliott Sharp e dalla scena musicale downtown newyorkese così pronta ad appropriarsi e a ricodificare di qualunque linguaggio musicale, dall’improvvisazione, al jazz, alla contemporanea, al noise, alla musica per cartoni animati, e che queste due facce della medaglia ogni tanto si incontrino e che questi “scambi” comincino a diventare piacevolmente sempre più frequenti, lei proviene da una ambiente accademico, come vede “l’altro lato” della musica contemporanea?

La scena newyorkese mi piace e sta producendo cose interessanti. I due approcci sono diversi e ancora distanti; i musicisti che provengono da un ambiente classico sono spesso meno poliedrici per quanto riguarda i generi musicali. E’importante avere una visione completa della musica contemporanea e cercare delle contaminazioni.
L’anno scorso ho avuto il piacere di poter collaborare con DIFONDO, un gruppo di musicisti elettroacustici sardi, per la composizione della colonna sonora di uno spettacolo futurista intitolato “ZANG TUMB TUMB - Battaglia a 9 piani. 1915, i Futuristi alla conquista del Monte Baldo!”. Il lavoro è stato lungo e impegnativo ma stimolante, l’approccio compositivo è stato assolutamente non accademico; la musica è nata tutta a più mani, ci sono state delle sessioni di improvvisazioni e registrazioni preventive per decidere i gesti e le atmosfere desiderate e tanto lavoro in studio. La partitura è stata composta e fissata in modo dettagliato ma senza una notazione convenzionale.
E’ stata un’esperienza preziosa, un’iniziazione a un mondo che conoscevo solo dall’esterno. Ho potuto fare delle ricerche sonore con la chitarra elettrica e ho conosciuto nuovi software per l’elaborazione del suono. Ho avuto altre occasioni di lavorare con DIFONDO, sono nati altri pezzi, anche con la chitarra classica. In questi mesi stiamo lavorando a uno spettacolo teatrale-musicale su temi attualissimi; una riflessione sui luoghi in cui viviamo, sulla qualità della vita e sulla memoria.

- parte prima
- parte seconda
- parte terza
- parte quarta

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