martedì 30 novembre 2010

Setola di Maiale: intervista con Stefano Giust, prima parte


Setola di Maiale esiste dal 1993, come è iniziato questo progetto, come avete scelto questo nome particolare e come siete riusciti a portarlo avanti nonostante tutte le difficoltà che immagino avrete incontrato in questi anni?

Il maiale... è un animale mal visto, solitamente la gente sorride vedendolo e gli sta alla larga. Come per gran parte della musica moderna. Ma è anche un animale con la cui setola si dipingeva l'arte; non solo, anche il primo fonoautografo (una specie di precursore del grammofono) funzionava grazie ad essa. Guardando un maiale negli occhi si capisce che non è solo un ammasso di carne da cucinare e mangiare.
Inizialmente Setola di Maiale produceva cassette, poi sono arrivati i cdr, e per qualcuno, ancora oggi, questo è un formato da guardare male e persino a cui sorridere. Fin dal suo inizio, Setola di Maiale è nata per pubblicare in maniera del tutto autonoma lavori di artisti poco ortodossi e per nulla commerciali che, per mancanza di opportunità discografiche o per limitate disponibilità economiche, difficilmente avrebbero dato alla luce un disco. Sto parlando di registrazioni che sarebbero andate perdute e che invece oggi esistono ufficialmente. Io stesso e alcuni musicisti di quegli anni vedevamo (e continuiamo a vedere) il catalogo setolare come una grande opportunità per pensare e registrare tutta la musica che ci passava (e ci passa) per la mente perchè poi eravamo certi (e siamo certi) di pubblicarla. Nel '93 le etichette di queste musiche non erano tante, così come oggi del resto. Poi negli anni molti musicisti si sono aggiunti, molti lavori sono nati appositamente per il catalogo che nel frattempo si è arricchito di circa 200 titoli, oltre ai video. Se avessimo prodotto dei cd invece di cassette prima e cdr poi, non so quanti dischi ci sarebbero oggi in catalogo, anzi, credo che Setola di Maiale neppure esisterebbe più: i dischi di queste musiche non si vendono molto, diciamolo tranquillamente.
Quanto alle difficoltà di portare avanti questo progetto, basta essere ostinati e persistere, qualche volta (spesso) alzando le spalle!


Voi avete scelto di occuparvi di improvvisazione, a qualunque livello sia che si tratti di free jazz, musica elettronica, jazz contemporaneo, musica sperimentale. Come mai questa scelta particolare?


Sì, l'ambito di interesse principale è la musica di improvvisazione, sia essa libera o guidata, elettronica, elettrica o acustica. Non solo però, è tutta la musica creativa e di difficile catalogazione che mi interessa. Il perchè di questa scelta è perchè io stesso come musicista mi muovo in più direzioni sperimentali e quindi Setola di Maiale non può che riflette questi orizzonti.


I vostri lavori vengono sempre realizzati in edizioni limitate con supporto cdr, molto curati e professionali e con l’etichetta Creative Commons, come la scelta di questa licenza particolare e che possibilità date ai musicisti che collaborano con voi con questa licenza?


Stiamo parlando di musiche difficili, che non trovano molti appoggi nella stampa e di conseguenza nel mercato, quindi l'idea era - ed è - di dare un taglio ai supporti costosi e alle alte tirature e di lavorare con soluzioni flessibili. Recentemente un amico mi ha fatto leggere un articolo in cui un giornalista, presentando una etichetta discografica, dichiarava che realizzano "cd veri". Caspita! E quali sarebbero i "cd falsi"? Non è data risposta, ma è chiaro che ci si riferisce ai cdr. Quindi ne dobbiamo forse dedurre che i cd contengono "musica vera" mentre i cdr contengono "musica falsa"? …Ma andiamo! I cdr possono esser fatti talmente bene che la differenza con un cd è esteticamente inesistente ed idem in termini di suono. Queste storie sul cdr sono le stesse balle di quando i giornalisti, con dati secientifici alla mano, ripetevano a pappagallo quello che erano le nuove direttive adottate dalle multinazionali, e cioè che il cd era migliore del vinile. Mi semebra evidente che si tutela qualcuno a scapito di altri, ed ecco il clientelarismo subdolo. Ho qui realizzazioni setolari in cdr dei primi lavori usciti con questo supporto (era il 1997) e funzionano tutt'oggi benissimo. Come si fa a discriminare la musica in relazione al supporto che viene utilizzato? È un atteggiamento infantile, ma soprattutto di parte. Credo che non tutti siano coscienti di questi interessi occulti. La cosa poi tragica e divertente è che questa gente poi ascolta la musica caricandola come mp3 sull'iPod! Riguardo ai dischi setolari sì, escono in edizione limitata, da 50 a 400 copie ed anche oltre, ma in catalogo rimangono vita natural durante, o almeno questo vorrei accadesse, non sempre però riesco ad avere disponibili tutti i titoli; alcuni dei più vecchi sono sold out perchè i masters sono andati perduti (maledetti DAT!).
Per quanto riguarda CC, è una piccola e sana alternativa alla SIAE e assolve il compito di tutelare la paternità artistica del lavoro, il non utilizzo a fini commerciali da parte di terzi e l'obbligo di citare l'autore da parte di chi volesse utilizzare - per fini culturali - la musica in questione. CC è utilizzata soprattutto per il materiale del Web, per questa ragione ciascun disco setolare ha almeno un brano caricato in Internet: questo ne permetterebbe così l'uso, di riflesso, anche sul supporto materiale dell'opera.

continua domani

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