martedì 8 novembre 2011

Recensione di “Perché la musica classica? Significati,valori, futuro” di Lawrence Kramer.


Premessa. Mai guardare il titolo di un libro prima di decidersi di leggerlo … il titolo di questo libro per me è infatti bruttissimo! Perché uno deve giustificare il proprio desiderio di ascoltare la musica classica? E perchè deve proprio farmelo sapere? Non ho mai letto libri intitolati “perchè il jazz? O perchè il punk?” Ho iniziato quindi a leggere il libro con prudenza, aspettandomi … ecco ci siamo subito, il signor Kramer, dotto accademico, che ha voluto scrivere questo libro per tutti gli ascoltatori di musica nel pio e elevato desiderio di convincere tutti della “superiorità” della musica “colta”, termine che lo stesso Kramer dichiara democraticamente di non amare affermando, bontà sua di non voler imbracciare le armi del crociato e dello strenuo difensore convinto comunque della grande bontà del genere musicale da lui tanto amato e ascoltato.
Kramer mostra le cifre del declino nelle vendite e negli ascolti della classica paragonandoli al periodo aureo negli anni ' 50 quando le radio facevano a gara a trasmettere programmi a lei dedicata e le televisioni stesse erano dotate di importanti orchestre.
L'inizio è promettente ma presto lo scrittore si impantana, gli mancano le qualità dello storico, e le capacità di analisi dell'economista e del sociologo, dice sì che le cause vanno a cercarsi nei cambiamenti economici e sociali, ma quando si tratta di venire al punto sorvola allegramente, introduce qualcosa a proposito dei cambiamenti tecnologici ma non gli si sente citare ne internet ne l'importanza del download ne dei cambiamenti di mercato. Una analisi dei cambiamenti avvenuti all'interno delle etichette discografiche? Neanche a parlarne, nelle prime trenta pagine sembra di leggere le parole di qualcuno che non sa in che mondo vive.
Una gran delusione Sig. Lawrence … forse lei a tal proposito dovrebbe leggere i saggi di Reynolds e di Toop e anche di Attadi, in questo senso sono anni luce davanti a lei. Poi. Poi Lawrence cambia marcia e inizia a parlare di musica .. e le cose cominciano a cambiare. Abbandonati gradatamente i tentativi patetici di confrontare la classica con gli altri generi musicali (Lawrence parla genericamente di rock e jazz e ma non sa citare una sola nota né un solo autore di queste musiche, chissà mai cosa ha ascoltato ….) l'autore comincia ad immergersi nella sua musica preferita e finalmente la sua prosa e il suo saggio cominciano a decollare. Lawrence è un vero appassionato e sa come tradurre la sua passione in parole, a leggerlo commuove, contagia l'entusiasmo con cui parla delle sue musiche preferite e comincia a invogliarti ad ascoltare questa benedetta musica. Abbandonata la retorica sterile dell'erudito, veste abilmente i panni del bravo e distinto professore che sa trascinare e ammaliare i propri studenti con il suo sapere e con la bellezza della sua dialettica, finalmente leggere il libro diventa un vero piacere e le pagine scorrono velici e rapide!

Leggete solo queste righe a pagina 72 …

“II modernismo, in una delle sue definizioni, è un' ostilità di principio nei confronti di tutte le tradizioni, incluse quelle relative alla persona. Rompere lo stampo della melodia significa rompere lo stampo di un'identità falsa o impoverita. Conosciamo tutti la sensazione di essere tormentati da una melodia che troviamo sospetta, una melodia che in qualche modo ci degrada. Per alcuni compositori, il peso delle condizioni di vita nel ventesimo secolo rendeva sospette tutte le melodie. Alcuni rinunciarono a impiegarla in maniera ascetica, in nome di un ideale elevato, 0 presunto tale, inclusa la trasformazione continua e priva di ripetizioni di ciò che altrimenti sarebbe stata la linea melodica. Altri pretesero l' assenza della melodia, la sospensione della sua eloquenza, per favorire un incontro con la musica come fenomeno puramente sensoriale o ritmico. Alcune musiche moderniste ricercano il piacere di trame e colori puri; altre mirano a immergersi in una massa sonora priva di direzione e libera da secondi fini. Sono tutte possibilità assai ricche, che qui posso solo limitarmi a citare. Per quanto ricche, sono comunque una trama secondaria nella nostra storia. II fato della melodia e il sogno del suo ritorno sono forze tenaci e potenti. I tipi di identità che invocano sono ampiamente creduti e desiderati. Persino nel secolo modernista, il dramma della melodia ha resistito. E' rimasto il nocciolo della questione, ciò che rende la musica classica tuttora rilevante. “

Bravo professor Lawrence .. ma la prossima volta per favore non cercare di imitare Alex Ross!

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