lunedì 9 gennaio 2012

Recensione di “Addition” Bruskers di Carlo Siega


Amanti del cross-over, udite udite, perché c’è un annuncio importante da fare!
Tutti coloro che non hanno mai immaginato davvero credibile un Sonny Rollins o un Quincy Jones privati di uno dei loro mastri strumenti quale il sax e della propria band, o uno Sting senza Sting alzino la mano, perché è giunto il momento di farvi cambiare idea.
Se in matematica, permutando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, in musica, cambiando i musicisti, il risultato è “Addition”, nonché secondo recentissimo lavoro del duo chitarristico modenese Bruskers. Questa formazione è nata dall’addizione di due realtà del medesimo emisfero, che ne fa il vero valore aggiunto: la tradizione classica, di cui si fa portavoce Eugenio Polacchini, e la dimensione non accademica rappresentata da Matteo Minozzi.
Come nel loro precedente progetto “Guitar Sketch” (2009), anche questa volta i Bruskers propongono rivisitazioni di standard jazz e brani della tradizione pop più o meno famosi: da “Blue Moon” di Rodgers-Hart e “Minor Swing” dell’immenso Django sino a “Englishman in New York” di Sting -che per l’occasione sente un inedito Eugenio Polacchini al violoncello- apparentemente del tutto fuori luogo… e invece!
“Lavorare su proprie composizioni inedite è un’esperienza indubbiamente attraente”, sostiene Matteo Minozzi, “e sicuramente ben accolta” viene da ribattere: tanto è vero che questa volta sono ben tre i brani presentati in prima assoluta, di produzione rigorosamente propria. Azzardo? Tutt’altro! “La mamma e il bambino” e “Dreams of a black cat” sono interventi di carattere meditativo che bene sospendono la marcia marcatamente ritmica e incalzante del discorso musicale globale che, oltre a esser egregiamente eseguito, risulta essere molto raffinato e mai banale, soprattutto nel lavoro di arrangiamento.
Meritano infatti una menzione di lode la rivisitazione di “Alife’s Theme” di Sonny Rollins -che non a caso apre il cd- e una quasi -piacevolmente- irriconoscibile “Blue Moon”.
E chi non si fida delle parole, si fidi del proprio orecchio!

Carlo Siega

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