lunedì 5 marzo 2012

Recensione di Sin Palabras di Stefano Grondona, Stradivarius, 2012


Se aprite il cd e guardate all’interno c’è un’immagine, la stessa che troviamo sul libretto che accompagna il cd. Mostra il Maestro Grondona mentre suona assorto la sua Torres, alle sue spalle l’immagine, evanescente quasi forse un fantasma o un ricordo, di Llobet.
Se un’immagine vale più di mille parole basterebbe quel fotomontaggio per descrivere questo disco e le musiche che contiene. Grondona continua nel suo percorso di totale e assoluta dedizione nei confronti delle musiche del compositore e chitarrista spagnolo, gli ultimi due dischi hanno rappresentato delle leggere deviazioni dal suo percorso artistico principale, due momenti per respirare, forse, per tirare il fiato prima di immergersi nuovamente nella musicalità di Llobet.
Una vera ricerca, una vera analisi introspettiva quella del Maestro Grondona verso la musica di Llobet, personalmente è la prima volta che mi capita di osservare una simile “osmosi” musicale in un chitarrista classico, simili casi di quasi identificazione nella musica di un altro musicista sono infatti più caratteristici del jazz, dove, soprattutto agli inizi di carriera, un musicista cerca di allineare i propri canoni musicali a quelli dei propri idoli. Non avevo mai osservato la cosa nella musica classica, ecco perché trovo quell’immagine così suggestiva e adatta per questo cd dove Grondona interpreta le trascrizioni per chitarra di Miguel Llobet, trascrizioni forse ingiustamente trascurate, nelle mani e nelle corde di Grondona le musiche di Schubert, Mendelssohn, Bizet, Chopin, Tschaikovsky, Chaminade, Rubinstein, Schumann, Villar, Grieg e Vives risplendono di nuova luce e nuova forza, a dimostrazione sia della bravura dell’interprete sia della sensibilità e della intelligenza musicale di Llobet.
A presto una puntata di Guitars Speak su questo cd. Scrivere di musica è bello ma un cd come questo va ascoltato e meditato.

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